A Montemurro il 7,8,22 e 23 ottobre premiati Massimo Osanna, Florindo Rubbettino, Aldo Marinetti, Domenico Pozzovivo e Maria Pia Ammirati.

 

Prenderà il via a Montemurro venerdì 7 ottobre la prima edizione del Premio Appennino 2030 Fest ideato e promosso dalla Fondazione Appennino ETS, grazie in particolare al sostegno dell’Ammnistrazione comunale di Montemurro ed all’Unione delle Provincia di Basilicata (UPI).

L’idea nata per sostenere e promuovere l’ingegno e l’impegno, la passione e la progettualità di chi opera nelle e per le aree interne appenniniche, integra e rafforza la sfida culturale avviata con Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo con la pubblicazione dei libri della serie “Civiltà Appennino”, dall’omonima rivista on line diretta da Gianni e Piero Lacorazza, dalla collaborazione con le scuole, le università, centri di ricerca, enti locali e infine dal F.A.ME. (Festival Appennino Mediterraneo).

Il Premio è quindi una parte importante del mosaico che Fondazione Appennino ETS sta man mano costruendo a sostegno di aziende private ed enti pubblici collocando la sua traiettoria strategica verso l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata dall’ONU nel 2015. Anche per questo il Premio Appennino è un evento organizzato nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da A.Svi.S.

Venerdì 7 ottobre sarà la giornata dedicata all’avvio del Premio con il coinvolgimento, dalle ore 10.30 presso la sala San Domenico, delle scuole attraverso lo spettacolo “Magico Riciclo” dell’artista Marco Pacella; proseguirà nel pomeriggio con la presentazione dell’iniziativa e lo spettacolo dal vivo “Serenata Luntana – Napoli MondolinOrchestra” nell’ambito del F.A.ME (Festival Appennino Mediterraneo)

Sabato 8 ottobre sarà il giorno del conferimento dei premi a Massimo Osanna, all’editore Florindo Rubbettino e per la sezione speciale “arti ed immagini” ad Aldo Marinetti. I saluti istituzionali saranno seguiti da una comunicazione di Raffaele Nigro che illustrerà il “manifesto” culturale del Premio Appennino. Seguirà lo spettacolo dal vivo con “VOLKTANZ” del Duo Metro Foti (pianoforte), evento del F.A.ME.

Il 22 e il 23 ottobre altri appuntamenti con il conferimento del Premio a Domenico Pozzovivo e ad Maria Pia Ammirati. Pozzovivo sarà anche l’ospite d’eccezione di una pedalata di comunità in programma per domenica 23 ottobre sulle strade dell’Appennino della Val d’Agri.

L’omaggio ai premiati sarà un “targa” prodotta con la tecnica del Graffito Polistrato della Scuola di Montemurro e un paniere di prodotti del territorio per segnalare le opportunità che le aree interne ed appenniniche posso cogliere anche attraverso l’artigianato artistico a l’agricoltura di qualità.


 

PROFILI E MOTIVAZIONI DELL’ASSEGNAZIONDE DEL PREMIO

 

Massimo Osanna

È nato a Venosa e dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo Q. Orazio Flacco, si laurea nel 1985 in lettere classiche. Nel 1986 vince una borsa di studio annuale presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene.

E da questo momento in poi sono tante le tappe e i traguardi che scandiscono il suo amore per l’archeologia. La sua crescita professionali, i riconoscimenti nazionali ed internazionali.

Nel 2007 è stato nominato soprintendente per i beni archeologici della Basilicata. Dal 2009 al 2014 ha diretto la scuola speciale di archeologia di Matera. È docente ordinario di Archeologia classica all’Università di Napoli Federico II.

A Marzo 2014 Massimo Osanna è nominato Soprintendente archeologo per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia. Dal 2016 è stato direttore generale della Soprintendenza di Pompei, carica tenuta fino a luglio 2020. A lui è legato il rilancio nel mondo, il simbolo di riscatto dell’Italia e del Sud con il “Grande Progetto Pompei”

Nel luglio 2020 è stato nominato Direttore generale dei Musei del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

Potremmo dire ancora tantissimo di Massimo Osanna ma a noi piace guardare la sua vita attraverso la Torre di Satriano. A lui si deve tanto di questa scoperta e a noi piace molto questo matrimonio tra Archeologia ed Appennino.

(Foto:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Akademientag_2015_Berlin_-_Podium_%27Bewahrung_vor_Zerst%C3%B6rung%27_32.JPG)


 

FLORINDO RUBBETTINO

È nato a Cosenza nel 1971. É cresciuto a Soveria Mannelli, un piccolo ma dinamico centro sul versante tirrenico della Sila catanzarese. È qui che è nata la Rubbettino, l’azienda costituita da casa editrice e stabilimento fondata dal padre e che ora dirige insieme al fratello Marco.

Cresciuto in mezzo alla carta stampata, infettato sin nella culla da quello che il padre Rosario definiva “Il virus dei libri”, ha compiuto gli studi superiori nel glorioso liceo Galluppi di Catanzaro e ha studiato successivamente Scienze Politiche alla Luiss a Roma. Qui é diventato il trait d’union tra alcuni intellettuali liberali di primissimo piano (come Dario Antiseri, Massimo Baldini, Lorenzo Infantino…) e la Casa Editrice.

É stato così una sorta di testimone vivente di quello che il rapporto dei giovani del Sud con il resto d’Italia e d’Europa dovrebbe essere: non tanto scegliere tra il restare o andare via ma trasformare la partenza in uno strumento per portare nuova linfa e nuove idee nei luoghi d’origine.

Nel duemila il padre è scomparso prematuramente. E da allora Florindo Rubbettino e il fratello Marco hanno voluto continuare a realizzare il sogno del papà che nel frattempo era diventato anche il loro.

L’impegno di far sopravvivere e di far crescere una tra le più apprezzate case editrici meridionali in un’area interna, dove le condizioni generali sono sicuramente meno vantaggiose, ritagliandosi anche il ruolo di importante player attivo e propositivo nelle dinamiche locali di sviluppo economico e sociale, rappresenta la motivazione primaria per l’assegnazione del Premio Appennino alla sua prima edizione.

(Foto: https://www.linkedin.com/in/florindo-rubbettino-28066627/overlay/photo/)


 

 ALDO MARINETTI

Appassionato fotografo, nasce in Australia, cresce in Abruzzo ma viene adottato dalla Basilicata.

Questa terra lo ha ospitato per più di 40 anni, ma la sua passione per la fotografia ha radici ben più profonde.

Si dedica professionalmente a questa arte dal 1982 da quando ha iniziato ad insegnarla e, successivamente, a pubblicarne le prime ricerche fotografiche. Lavora con sistemi analogici stampando personalmente i propri lavori in camera oscura.

La figura umana è il soggetto principale dei suoi scatti. La Basilicata da questo punto di vista gli ha offerto territori affascinanti e storie che meritano di essere raccontate. Il suo ultimo libro “La Passione”, pubblica fotografie realizzate 30 anni fa a Missanello, un piccolo paese nella provincia di Potenza. Queste immagini, diventate oggi un pezzo della memoria storica, raccontano una comunità che si ritrova e celebra uno degli eventi di forte trasporto sociale: la rappresentazione figurata della Passione di Cristo.

(Foto Aldo Marinetti)


 

DOMENICO POZZOVIVO

Domenico Pozzovivo è nato a Policoro, laureato in economia aziendale, sin da giovanissimo segue la passione della musica classica, in particolare il pianoforte, e del ciclismo; le due ruote dall’età di sedicenni prendono la fuga della sua vita e del suo futuro. Partecipa e vince diverse gare, a 23 anni entra nel mondo del professionismo iniziando a conseguire importanti piazzamenti e traguardi: quinto al Giro dell’Appennino, esordisce al Giro d’Italia, classificandosi trai i primi venti della graduatoria generale. La sua carriera incontra cadute e ripartenze che non segnano battute d’arresto e rinunce, ma sempre nuove mete. Questo suo temperamento umile e determinato è forse l’impronta del luogo di nascita, il Mediterraneo, e della dimensione sportiva ed umana della formazione, la montagna.  È il primo ciclista lucano a prendere parte alla “Corsa Rosa” e successivamente nel 2015 al Tour de France.

Sono tante le salite e le entusiasmanti pedalate, i successi raggiunti e quelli che ha mancato per poco.

Ma Domenico Pozzovivo consegue un altro primato, segno del suo docile coraggio di uomo e sportivo: conclude il Giro d’Italia 2022 all’ottavo posto in classifica generale, divenendo, all’età di 39 anni, il corridore più anziano a terminare la competizione nella top 10 dai tempi di Giovanni Rossignoli nell’edizione del 1924.

A noi, però, restano sulla pelle i brividi della sua vittoria “Appenninica” il 13 maggio 2012 nella terza tappa del Giro d’Italia con arrivo in salita a Lago Laceno.

Domenico Pozzovivo ha collaborato con Civiltà Appennino, lanciando il suo messaggio anche attraverso le pagine della nostra rivista web: “L’APPENNINO, PALESTRA DI SPORT E DI VITA”

https://www.civiltaappennino.it/2021/02/05/lappennino-palestra-di-sport-e-di-vita/

(Foto: @breakawaydigital)


 

MARIA PIA AMMIRATI

Maria Pia Ammirati è scrittrice e giornalista.

È autrice di romanzi e di numerose pubblicazioni. Ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui Selezione al Premio Strega 2001, Selezione Premio Campiello 2011, Premio Procida, Premio Basilicata. Per il lavoro nel mondo dell’intrattenimento ha ricevuto Premio Rodolfo Valentino 2014 Italian Excellence, organizzato dalla Fondazione Rodolfo Valentino.

Maria Pia Ammirati è dirigente RAI

Laureata in lettere, dopo esperienze come giornalista e critico militante entra in Rai nel 1992. Lavora per molti anni al Dipartimento Scuola Educazione, poi Rai Educational, come curatrice, produttrice e conduttrice di programmi culturali.

Nel 2000 approda a Rai 1 dove lavora come Capo Segreteria di Rete, Capo progetto, Capo struttura e dal 2011 al 2014 come Vice Direttore con delega sul Daytime.

Nel 2014 viene nominata Direttore di Rai Teche a cui si aggiunge nel 2016 l’incarico come responsabile del Content RaiPlay.

A novembre 2020 è nominata Direttore della Direzione Rai Fiction.

A dicembre 2021 è nominata Direttore della Direzione Fiction ed è stata responsabile ad interim della Direzione Rai Fiction fino a giugno 2022.

Maria Pia Ammirati è anima e meccanica, l’anima della scrittura e la meccanica della macchina da presa, l’anima dei luoghi e la meccanica della tecnologia; i binari dell’umanesimo e della scienza sono quelli su cui viaggiava Leonardo Sinisgalli locomotiva culturale del progetto di Fondazione Appennino.

(Foto: https://www.facebook.com/photo/?fbid=214382474026419&set=a.214382444026422 )