editoriale di
Piero Lacorazza
(direttore responsabile)

“Civiltà Appennino” è un titolo che si impone, perentorio, non esprime incertezze: esiste una civiltà d’Appenino.
In realtà è una continua ricerca, una risalita per recuperare una sguardo sul mondo, su comunità e città sostenibili. E se da un lato la Fondazione Appennino è parte della rete ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile), dall’altro, grazie alla collaborazione con la case Editrice Donzelli, pubblicherà, nei prossimi anni, una serie di libri dal titolo “Civiltà Appennino”.

Perchè Dozelli? Perchè questa casa editrice, il suo fondatore Carmine Donzelli, ha aperto il cantiere con “Riabitare l’Italia” mettendo al centro, dandone nuova linfa e spinta, il progetto SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne) avviato, in qualità di ministro della Coesione del governo Monti, da Fabrizio Barca.

Civiltà Appennino sarà  anche un magazine online, una sorta di palinsesto nè ideologico nè patriottico; un viaggio lungo una dorsale che, attraversando Sud e Nord e tenendo insieme l’Est e l’Ovest della penisola, raccolga storie e rappresentazioni, opportunità e criticità, riflessioni e conflitti tra il restare e il dover partire. Un crocevia di culture che facilita identità e contaminazioni, resilienza e sperimentazioni, pensiero ed azione. Ma anche fughe, derive ed approdi!
Stiamo lavorando alla rivista on line mentre il 30 gennaio in tutte le librerie è in uscita, appunto con la casa Editrice Donzelli, il primo libro: “Civiltà Appennino – l’Italia in verticale tra identità e rappresentazioni”. Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo scrivono un “manifesto”, collocano una pietra d’inciampo, forti di una lunga esperienza letteraria aperta all’innovazione. 

Non ho detto perchè “Civiltà Appennino”. E soprattutto il progetto nel quale inseriamo una sfida: quella della “Meccanima”, come l’ha definita mio fratello Gianni.
Un chiaro ancoraggio al pensiero di Leonardo Sinisgalli, nume tutelare che con la sua “Civiltà delle macchine” ha acceso già negli anni ’50 un faro sul rapporto tra uomo e macchina, su evoluzioni tecnologiche e controllo della società, unendo culture e favorendo contaminazioni, spaziali e temporali, oltre che interdisciplinari. Ed oggi siamo lieti che la Fondazione Leonardo abbia ridato vita ad una esperienza ancora attuale.
Sinisgalli ha rappresentato un percorso fatto di passi veloci, sempre un po’ più avanti della contemporaneità, sempre spedito verso sperimentazione e innovazione; ma sempre legato alla radice della conoscenza, che si àncora nella storia per generare meraviglia e immaginazione.
Già nel nome, un lettore attento al futuro e sensibile al passato potrebbe scorgere la prefigurazione di questo doppio passo. Come se al «pennino» – e alla sua proverbiale precisione descrittiva – si volesse aggiungere la forza, la velocità digitale, la capacità di sintesi di una «app».
Civiltà Appennino intende percorrere i caratteri fondativi di una identità appenninica mettendo in rapporto suggestioni e nozioni attinte ai linguaggi della letteratura, della storia, dell’antropologia, dell’arte. Da questo insieme di elementi emerge un’idea di paese interpretato non più secondo la tradizionale prospettiva orizzontale – Nord, Centro, Sud –, ma in chiave verticale, cioè secondo la sua stessa struttura fisica, che favorisce una lettura geograficamente verticale della società del passato, del presente e del futuro. Una linea che fa da  elemento di unione tra il Mediterraneo e l’Europa, senza dimenticare le componenti socio-culturali di Oriente e Occidente. L’Italia verticale, anziché orizzontale, quella che va dalle Langhe ai Nebrodi, consente di rileggere la storia alla luce di almeno tre direttrici: la linea adriatica e la linea tirrenica, dentro le quali la dorsale appenninica fa da zona regolatrice e di confluenza. Il racconto di questa traiettoria permette di lanciare una sfida rivolta al futuro e che ha nella sua agenda non soltanto lo scopo di «riconoscersi», ma anche quello di prefigurare per l’Appennino un progetto politico, economico e imprenditoriale in grado di riqualificare un’area geografica ritenuta marginale e farne una sorta di laboratorio dell’utopia verticale.

Spero che adesso sia più chiaro. Lo sarà sempre di più grazie alle nostre attività e pubblicazioni periodiche con Donzelli Editore, canali social in costante aggiornameto ed attenti alle evoluzioni ed all’ascolto degli stimoli provenienti dalla rete, un magazine online su questo portale che ospiterà interventi di autorevoli firme e collaboratori che condividono il progetto, oltre che news sulle attività di una Fondazione che si pone come porta aperta sulle visioni e sulle trasformazioni delle aree interne in una Italia che per noi si unisce in verticale.


 

Ph. copertina:
Giuseppe Famiglietti [CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)] – Foto modificata