LE VIE DELL’APPENNINO
Civiltà e geografie
Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro,
Con il contributo di Vinicio Capossela
e-Book della serie “Civiltà Appennino” a cura della Fondazione Appennino
Presentazione:
Piero Lacorazza – Gianni Lacorazza
Versione E-book
Il volume nasce dalla riflessione su un’idea geografica di Italia verticale e dalla consapevolezza che il racconto di un luogo possa aprire un discorso sull’identità di un territorio che va oltre la dorsale appenninica e che include una prospettiva nazionale, tracciando il perimetro di un orizzonte di culture e dialetti, di eremi e pale d’altare, di folklore e di monumenti, di riti e di cibi che contiene le premesse per riconoscere gli stessi bisogni, i medesimi problemi, le uguali fragilità all’interno del nostro territorio.
L’Appennino è contemplazione e ricerca, memoria e utopia, fuga dai miti e rifondazione di altri miti. Terra che non è più Oriente e non è ancora Occidente, eppure li contiene entrambi. Il luogo dove le fole del vento portano le spore dei sogni. È il legame orografico e politico tra il Mediterraneo e l’Europa, come la grande ascissa che collega le ordinate della povertà e del benessere economico.
Abbandonando o negando la funzione verticale della storia, ci affidiamo alla lettura orizzontale della geografia, che è visione e respiro di un’epoca. In questo modo pensiamo a una scrittura che si disponga lungo la dorsale appenninica e che da essa tragga gli elementi per sostenersi, fornendo le coordinate di un pensiero, di uno sguardo, di un modo d’essere lettori e scrittori. L’Appennino da categoria orografica si fa categoria interpretativa, codice di riferimento, linguaggio della natura che si traduce in linguaggio delle parole.
E capovolgere le chiavi di lettura del nostro paese significa scardinare una tradizione interpretativa, portando a individuare nell’osso del paese, come lo chiamò Manlio Rossi-Doria, una macroarea omogenea per quanto riguarda la dimensione umana, nei suoi aspetti antropologici e culturali, sociologici ed economici, nonostante la diversità di latitudine. In questo luogo, che ha tratti geografici ma non indugia a diventare spazio per una dimensione metafisica e morale, trova il proprio disegno un’umanità dal destino comune – quello dei paesi, quello delle aree interne – che interroga il tempo presente e pone questioni che raccolgono l’urgenza di essere risolte.
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