LE VIE DELL’ACQUA
L’Appennino raccontato attraverso i fiumi
Laura Bosio, Guido Conti, Donatella Di Pietrantonio, Carlo Grande, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Laura Pariani
Volume della serie “Civiltà Appennino” a cura della Fondazione Appennino
Presentazione:
Piero Lacorazza – Gianni Lacorazza
Descrizione
Sette scrittori, sette fiumi e una battaglia: restituire all’Appennino il ruolo di dorsale simbolica del nostro paese, raccontandone la storia attraverso i corsi d’acqua che sgorgano dalle sue montagne. L’Appennino ospita una fauna e una flora particolari. Le distese di faggi e di querce, il passo felpato della volpe, del cinghiale e del lupo si sposano con un sottobosco fatto di felci e funghi di ogni tipo. L’umidità lo avvolge e la cortina di silenzio fa sì che la mente di chi lo attraversa trovi la quiete e si disponga alla meditazione, al ricordo, alla fuga con la fantasia. Ma l’Appennino è anche il luogo dove si aprono le sorgenti d’acqua dolce: racconta la storia del Po, del Tevere, del Sele, del Crati. L’acqua è un bene che va narrato nelle sue molte fasi di nascita e di cammino. Ogni regione d’Italia ha le sue fonti, ha i suoi torrenti e i suoi fiumi. Non c’è paese che non debba la sua esistenza a un fiume o a una sorgente. L’acqua è la linfa vitale dei nostri paesi, che disseti uomini e bestie o che irrighi le campagne. E i fiumi sono in movimento continuo, scendono dalle alture e raggiungono i posti più lontani della pianura. Man mano che viaggiano, si caricano di storie, di vicende sempre diverse, si imbattono in presenze in grado di affidare all’acqua il riassunto della quotidianità e del passato, le speranze del futuro. Il fiume è metafora della storia: e partendo dai fiumi anche la letteratura tende ad affidarsi alla storia, a raccogliere le vicende degli uomini, il loro cammino lungo e difficile. Contro un’idea asfittica e minimalista di letteratura, gli autori di questo libro propongono di tornare a un racconto epico che pone nuovamente il flusso narrativo tra le sponde di un fiume, che ha un inizio, un percorso e una fine. «Noi pensiamo – scrive Raffaele Nigro – che la letteratura dei fiumi e delle sorgenti, la scrittura legata agli Appennini e alla fuga non può più fermarsi a osservare i soli frammenti della vita. Non è un frammento a sé stante il cammino dell’umanità». Riprendere dunque quel percorso narrativo che in Italia nasce con l’Eneide e, attraverso i poeti epici rinascimentali, Manzoni e i grandi neorealisti, arriva fino a Tomasi di Lampedusa e a Eco, richiamandosi a Vico e a chi nella storia vede il cammino inalienabile dell’uomo. Una fonte e un fiume infiniti. La ragione per cui l’uomo è un uomo.
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